Foraminotomia cervicale posteriore per radicolopatia
Cos'è e a cosa serve
E’ un intervento eseguito per curare la brachialgia da stenosi cervicale, quando questa non comprime il midollo, ma solo uno o due nervi diretti al braccio. I sintomi del paziente non saranno quindi una paresi agli arti inferiori quanto un dolore brachiale. Viene eseguita in alternativa alla discectomia cervicale per via anteriore, in situazioni particolari.
E’ un intervento eseguito per curare la brachialgia da stenosi cervicale, quando questa non comprime il midollo, ma solo uno o due nervi diretti al braccio. I sintomi del paziente non saranno quindi una paresi agli arti inferiori quanto un dolore brachiale. Viene eseguita in alternativa alla discectomia cervicale per via anteriore, in situazioni particolari.
Cosa si fa durante l'intervento
L’obiettivo dell’intervento è decomprimere la radice di un nervo cervicale, compressa o da un’ernia cervicale o da un restringimento artrosico del forame (tunnel osseo all’interno del quale la radice passa). La tecnica prevede l’utilizzo del microscopio chirurgico, per limitare le possibilità di danno alle strutture neurologiche. Si esegue mediante una incisione cutanea posteriore, a livello del collo, di solito di quattro-sei centimetri. Anestesia
L'anestesia è sempre generale. |
I tempi: intervento, decorso e convalescenza
La durata dell’intervento è di solito tra i sessanta e i novanta minuti. Il giorno dopo il paziente è alzato e gli viene fatto indossare un collarino cervicale. Viene dimesso due giorni dopo l’intervento. La convalescenza è di un mese
La durata dell’intervento è di solito tra i sessanta e i novanta minuti. Il giorno dopo il paziente è alzato e gli viene fatto indossare un collarino cervicale. Viene dimesso due giorni dopo l’intervento. La convalescenza è di un mese
Rischi della procedura e tasso di successo
Il tasso di successo è intorno al 90%. Subito dopo l’intervento il paziente non accusa più il dolore brachiale. Permangono delle parestesie, che scompaiono dopo due-tre settimane. Se erano presenti deficit di forza, questi migliorano dopo circa un mese.
La procedura viene considerata a rischio medio-basso. Il rischio principale (3%) è rappresentato da un deficit neurologico al nervo che si vuole andare a liberare.
Il tasso di successo è intorno al 90%. Subito dopo l’intervento il paziente non accusa più il dolore brachiale. Permangono delle parestesie, che scompaiono dopo due-tre settimane. Se erano presenti deficit di forza, questi migliorano dopo circa un mese.
La procedura viene considerata a rischio medio-basso. Il rischio principale (3%) è rappresentato da un deficit neurologico al nervo che si vuole andare a liberare.